Le Officine Caproni

La Caproni di Predappio e i suoi aerei

La fabbrica fu costruita su edifici esistenti appartenuti alla Società Anonima Zolfi di Milano negli anni ’30. Progressivamente in espansione fino al 1941 su più livelli rispetto alla strada, racchiudeva i vari reparti di falegnameria, saldatura, torneria, molatura, necessari a realizzare le ali e la fusoliera degli aerei. Queste parti, una volta completate, venivano trasportate su strada tramite camion all’aeroporto di Forlì. Qui, in un grande capannone dove lavoravano circa 200 persone, riassemblate e completate con i motori e le parti elettroniche ed elettriche necessarie alla navigazione in volo.
Il fondatore della Caproni si chiamava Giovanni Battista (Gianni) Caproni, ed era originario di Arco (TN). Dopo alterne vicende, Gianni Caproni, in società con il fratello Federico, costituì la Società Italiana Caproni, con stabilimenti a Vizzola Ticino (VA) e Taliedo (MI). Da qui iniziò l’era degli aerei a tre motori Caproni, che furono usati, durante tutto il conflitto della prima guerra mondiale, dalle aeronautiche italiana, francese, britannica e statunitense, con oltre 1100 bombardieri costruiti.
Negli anni 20 – 30 del ‘900 la Caproni attraversò un periodo di notevole consolidamento e sviluppo, ed è proprio in questo periodo che nasce lo stabilimento Caproni di Predappio.
Durante il periodo della seconda guerra mondiale la produzione e l’evoluzione dello stabilimento furono molto importanti e diedero lavoro a moltissime persone (si dice 3000/3500). In questo periodo, per il timore dei bombardamenti e per le continue incursioni aeree, furono realizzate anche due gallerie antistanti, sotto al monte Pennino, dove in seguito furono spostati alcuni reparti e gli uffici amministrativi.
Senza dubbio l’aereo di maggior successo costruito dalla Caproni può essere considerato il Ca.164, del quale nel 1940 ne furono prodotti 264 esemplari. Nel 1938 il reparto progettazione fu affidato all’ingegner Pegna. Nacque così il Re.2000 e, a seguire, il Re.2001, costruito in diverse versioni. Quella realizzata a Predappio era un caccia notturno con caratteristiche particolari quali maggiori armamenti e scarichi silenziati. Nel 1943 fu realizzato l’S.M.79, soprannominato dagli inglesi il “gobbo maledetto” per la sua particolare sagoma con cui emergeva dal fumo dei bombardamenti.
Con le note vicende belliche, l’attività della Caproni si ridusse fino ad arrivare alla chiusura totale nel 1944. Oggi la fabbrica è in disuso, ma sono state riaperte le gallerie sotto al monte con la creazione di una attrezzatura unica nel suo genere: un tunnel tra i più lunghi d’Europa con lo scopo di studiare i flussi dell’aria e gli effetti della turbolenza, in collaborazione con l’Università Alma Mater di Bologna, altre Università e centri di ricerca anche stranieri (Progetto CICLoPE).

Ringraziamenti
Sig. Pietro Valpiani Orologiaio in Predappio